Il primo progetto di montagnaterapia della sezione Cai di Novi Ligure è arrivato alla fase conclusiva con la gioia e la soddisfazione di tutti i partecipanti, accompagnatori, volontari educatori e soprattutto dei giovani: tutti hanno conquistato la “cima”!
L’avventura è iniziata a marzo di quest’anno quando un gruppo di soci della sezione di Novi guidati dal presidente, Antonio Repetto, ha partecipato alla stesura di un progetto per un bando regionale del Club Alpino Italiano per il finanziamento di attività di montagnaterapia, per poter accompagnare chi generalmente ha difficoltà ad approcciarsi alla montagna per motivi di salute o di vulnerabilità.
Così ha preso forma il progetto “il Primo Passo” con la finalità di migliorare il benessere personale attraverso la pratica “dell’andar per monti”, camminando in relazione con l’ambiente naturale, in rapporto con se stessi con il gruppo e sperimentando i benefici che la semplice attività del camminare attiva.
“Camminare” esprime un andare avanti vitale, ancor di più in un’ambiente in cui la bellezza della natura si manifesta in tutta la sua magnificenza con boschi, prati, fiori e cime da dove lo sguardo si perde all’orizzonte.
Viene definita “Montagnaterapia” perché l’attenzione alla cura e al benessere coinvolge l’interezza della persona: mente, corpo e relazione con gli altri.
L’ambiente montagna è la metafora della vita; all’impegno e alla fatica della salita segue il governare la discesa, all’ebrezza dei paesaggi si affianca il timore per i pendii scoscesi.
Quando si cammina in questo ambiente si impara a conoscersi e ad ascoltare le proprie emozioni, a regolare le proprie forze ed energie e a trovare risorse nuove.
La montagna accoglie tutto questo; poi c’è il camminare insieme, un momento della relazione in cui si assiste alla nascita di un nuovo soggetto, “il gruppo”, che nell’accogliere le particolarità di ciascuno, si forma come un’entità autonoma il cui “passo”è comune e sinergico.
Queste le finalità che hanno guidato la stesura del progetto, che è stato scelto e ha ricevuto un finanziamento che ha permesso di poter assicurare con una specifica polizza i partecipanti, in linea con la filosofia della “montagna per tutti ma in sicurezza” che guida il Club Alpino Italiano.
Il Centro Down di Alessandria, associazione di volontariato nata dall’unione di famiglie con bambini e ragazzi con sindrome di Down, ha aderito con entusiasmo all’iniziativa, in modo particolare in questo momento in cui si sta faticosamente uscendo da una situazione così inaspettata e di forzato isolamento provocata dalla pandemia di Covid 19.
L’attività ha coinvolto direttamente tredici tra bambini, ragazzi e giovani adulti, oltre ai volontari dell’associazione e ai familiari.
Con tutte le dovute cautele richieste dalla situazione Covid-19, il progetto ha avuto avvio il 26 giugno, con un’uscita serale dal tema: “Alla ricerca delle lucciole sulle colline novesi”.
Come per ogni escursione, soprattutto e con più interrogativi per la prima, la modalità di scelta dell’itinerario ha richiesto più uscite preventive degli operatori CAI per valutare il tipo di percorso, il dislivello, la tipologia del fondo calpestabile, la presenza di eventuali punti critici, la lunghezza e la durata. La scelta dell’itinerario, complici le lucciole che in questo sentiero sono veramente tante e magiche, è ricaduto su un giro quasi ad anello che partendo dalla chiesetta di Montei scende, in parte su prato in parte su sentiero, verso il paese di Serravalle per congiungersi con un strada sterrata che si chiama “Strada della volpe” . Questa è stata percorsa in un senso all’imbrunire e nell’altro senso con il primo buio della sera. Tutti i partecipanti erano provvisti di luce frontale che prontamente è stata spenta nelle soste per godere del magico spettacolo che regala la presenza delle lucciole. Questo itinerario è stato scelto perché comprende brevi discese e salite, diversi tipi di fondo calpestabile ed è stato percorso prima all’imbrunire e poi al buio quando se ne conoscevano già le particolarità, ed ha permesso agli organizzatori di valutare le possibilità e le criticità dei partecipanti per lo studio dei successivi itinerari.
I percorsi successivi, sono stati selezionati con un graduale progressivo aumento dell’impegno fisico sia per lunghezza che per il dislivello e per gli ambienti differenti. Le destinazioni sono state individuate nel nostro territorio lungo l’Appennino, sia perché presenta caratteristiche tali che ci permettono di variare gli itinerari dai dolci pendii delle colline alle cime più importanti con un’ambiente decisamente montano, sia, ed è la motivazione fondamentale, per la necessità di partire da una riappropriazione o appropriazione di un rapporto di familiarità con l’ambiente naturale che ci circonda sviluppandone la conoscenza e informando sulla necessità di rispetto e cura necessari per la sua tutela.
La seconda escursione si è svolta in piena estate, il 24 luglio, luogo scelto il rifugio Orsi in Val Curone, partendo dalla colonia provinciale, trecento metri di dislivello per un percorso di un’ora e mezza, con il sentiero che si dispiega quasi interamente in una bellissima faggeta, garantendo anche un fresco ritemprante, che durante la salita è un beneficio non da poco.
Prendere tempo, avanzare con calma è il motto che ha accompagnato le nostre uscite, questo ha permesso a tutti con il sostegno del gruppo di affrontare ciò che sembrava apparentemente troppo difficile. “Prendere tempo” cioè valutare la fattibilità del tracciato e i tempi di percorrenza in relazione ai “camminatori” che si accompagnano e di conseguenza organizzare le tempistiche della giornata.
La conquista del rifugio Orsi ha richiesto circa tre ore trascorse in modo sereno, superando le salite e soffermandosi ad ammirare i fantastici faggi presenti e le diverse fioriture, tra cui qualche esemplare di giglio selvatico.
Arrivare al rifugio è stato come arrivare nel bosco incantato delle fiabe, infatti l’ORSI è una casetta in legno con un ruscello che le scorre vicino circondata da un morbido prato su cui sdraiarsi godendo del piacevolezza del sole accarezzati dall’aria frizzante. Al limitare del prato c’è il bosco con i suoi tanti alberi; poco più su iniziano i pascoli che salgono verso le cime dei monti: Ebro, Chiappo, Gropà, e sovente si incontrano mucche al pascolo. Mentre il gruppo si soffermava a giocare nel prato, i più temerari dei ragazzi, Francesca e Pietro con alcuni accompagnatori, hanno raggiunto la cima del monte Ebro, che con suoi 1700 m è il monte più alto di tutta la provincia. Hanno così goduto dello spettacolo della val Curone e della Val Borbera dal punto più elevato del nostro Appennino.
La scelta per la terza gita, il 12 settembre, è ricaduta sui Piani di Praglia, piccolo altopiano al confine tra Piemonte e Liguria su cui svetta il Monte Penello e più avanti Punta Martin. Percorso caratterizzato da una quasi assenza di dislivello, ma di una lunghezza già più impegnativa, tra andata e ritorno sono più di 11 Km, su un fondo pietroso, con una bellissima vista aperta sul mar Ligure. Qui malgrado la foschia lo sguardo di tutti noi ha spaziato tra monti e mare, facendoci affrontare con più leggerezza il percorso e il caldo settembrino.
Al ritorno c’è stata una sosta alla Baita del Rio Gorzente per ammirare le belle pozze e godere di un rinfrescante aperitivo con prodotti locali.
Giunti all’ultima escursione, un inaspettato regalo ci permette di proporre ciò che i fondi a disposizione non avrebbero permesso: esaudire il desiderio espresso in uno dei nostri feedback tra volontari del Cai e del centro Down, dormire in rifugio!
L’incontro con Gianni Brocca gestore del Rifugio delle Quattro province di Capanne di Cosola, socio CAI della sezione di Novi Ligure, è stato proverbiale. Semplicemente ha detto: “i ragazzi li ospito io, in modo gratuito e agli accompagnatori è richiesto un contributo per alloggio e biancheria.” Ma non è così semplice aprire in modo esclusivo per il gruppo nel rispetto delle norme Covid una struttura con spazi così ampi e belli verso fine ottobre e a circa 1500 m di altitudine, basti solo pensare al riscaldamento! Ai pasti avrebbero pensato i volontari del centro Down. Tutto era pronto per il fine settimana di metà ottobre, ammirare i colori dell’autunno in alta Val Borbera e salire sul monte Chiappo e visitare il paese degli spaventapasseri Vendersi, ma purtroppo nei giorni antecedenti una serie di influenze ha colpito alcuni partecipanti e si è dovuta annullare l’uscita.
Successivamente a questi problemi di salute e al diffondersi di questa forma influenzale rimaneva la voglia di ritrovarsi ma il tempo diventato più freddo e instabile e i timori legati alla salute hanno reso più difficile fissare un’altra data e definire un luogo adatto. Escluso di andare oltre il territorio dell’appennino, vuoi per il timore di fare troppa strada in macchina e del traffico della domenica ( malgrado giungere in alcune mete delle nostre valli richieda più tempo che ad esempio andare in Liguria) abbiamo fissato per domenica 21 novembre una breve escursione, da svolgersi solo nelle ore più calde, tra la Vall’Ossona e la Val Grue, il sentiero dei Calanchi, con partenza dalla frazione di Sant’Alosio, appena sopra Castellania, paese natale di Fausto Coppi.
Purtroppo il tempo in settimana è stato peggiore di quello previsto e il sabato si è aggiunta ancora della pioggia per giungere alla domenica con un nebbia bassa per tutta la giornata ed un umido penetrante.
Dopo una consultazione tra noi volontari del CAI, si è preferito invece che annullare l’uscita, proporre una variazione, che anche se escludeva di camminare in montagna, avrebbe mantenuto alcuni aspetti come ammirare la bellezza della natura e i piccoli tesori del territorio: la visita alle sale del Divisionismo della Pinacoteca della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona (con opere di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Barabino, Morbelli, Cesare Saccaggi e altri esponenti del divisionismo) e la visita a l’abbazia cistercense di Rivalta Scrivia che risale XII secolo.
La proposta è piaciuta ed ha coinvolto diversi partecipanti malgrado la giornata quasi buia! Se la visita all’abbazia, aperta in esclusiva per il nostro gruppo, è stata bella ed interessante, la visita guidata alle sale del Divisionismo che ha lasciato tutti meravigliati, catturati dal gioco di colori e di luce delle opere, e dalla capacità della guida di coinvolgere ed attirare l’attenzione. Per questa idea di collegare arte e ambiente si deve dare merito a Michela, che durante le camminate ha ci ha raccontato del suo piacere di visitare mostre.
Foto di gruppo, naturalmente davanti ad un bel paesaggio di montagna, come augurio di ripartire nuovamente con la bella stagione! Le idee sono tante che coinvolgano anche la cura e l’attenzione all’ambiente, con l’iniziativa “adotta un sentiero” proposta dal nostro presidente in collaborazione con il gruppo sentieri, a raggiungere le alte montagne della Valle d’Aosta in collaborazione con altre associazioni e persone che hanno ritrovato in un rinnovato rapporto con la natura un energia vitale per procedere nella vita.
Penso che il viso sorridente e soddisfatto di Francesca e il messaggio suo e della sua mamma non necessitano di altre parole per descrivere gli obbiettivi raggiunti dal progetto di montagnaterapia.
Novi Ligure, 27 novembre 2021
CAI SEZIONE di Novi Ligure Presidente: Antonio Repetto
Centro Down Alessandria